Francesco Samorè

Sono nato a Milano nel 1976. 

All’età di nove anni ho ricevuto in dono tre manuali da mio padre: Disegnare con la parte destra del cervello (Betty Edwards, ed. Longanesi) Acquerello. Dipingere la figura e Acquerello. Dipingere ritratti (Charles Reid, ed. Editiemme). 
Ricordo la sorpresa quando, seguendo il primo esercizio, ho riprodotto un disegno al tratto di Picasso, che nel manuale veniva proposto a testa in giù per attivare, appunto, quel processo di visione “non per simboli” che in campo artistico viene riferito all’emisfero destro del cervello, il meno “razionale”. Ho appreso molti anni dopo che nella sua tecnica di “disegno di contorno” lo stesso Reid si riferiva esplicitamente agli insegnamenti della Edwards. 

Insomma, prima dei dieci anni, fuori dagli alberghi durante le vacanze estive, intercettavo gli anziani seduti ai tavolini per i primi rudimentali ritratti. Gli uomini reagivano meglio delle donne (giustamente: queste ultime sembravano uomini nei miei disegni) ma tutti erano contenti di trascorrere un’oretta in compagnia. Uno di loro, il giorno della partenza, mi lasciò sul tavolo Le avventure di Huckelberry Finn e Il gabbiano Jonathan Livingstone con una dedica affettuosa. 

La cartolaia di Lavagna, in Liguria, aveva avuto il magazzino allagato. Non voleva buttare la scatola dei colori e la carta da disegno, per cui me lì regaló: sapevano di muffa ma alimentarono i primi quadri. Gite nella vicina Chiavari completavano la dotazione: Dio protegga i negozi di belle arti. 

Nonna Ada era una pittrice appassionata: aveva appreso la tecnica a olio durante l’infanzia in Argentina a inizio Novecento; e suo figlio Tito, mio papà, non è da meno, dipinge ottimi acrilici. Mia mamma Germana, che scrive racconti e poesie, è stata naturalmente tra le prime modelle. 

Dopo il liceo artistico, durante il quale però ho dipinto poco (erano in voga materie progettuali, alle pratiche artistiche erano riservati il disegno dal vero e il modellato) ha prevalso la passione per la storia. E quindi laurea, dottorato, un mestiere che mi piace e l’abbandono dei pennelli, salvo sprazzi sporadici, fino a… ieri. 

Cristina è la mia migliore critica. Lenù, la nostra golden retriever, è inconsapevole (?) protagonista dei ritratti più rilassanti. Tra l’altro, tra i miei conoscenti, è l’essere che trascorre più tempo ferma sul divano, il che aiuta.

Ringrazio Sarah Worth Reid per avermi inviato un quadro del papà, mancato nel 2019. Colleziono i suoi DVD (a proposito, chi avesse una copia di Portraits in Watercolor edizioni Crystal film sappia che la acquisto all’istante: per ora le ho trovate solo in biblioteche degli Stati Uniti che giustamente… non le cedono).

Consigli e commenti ai miei lavori sono benvenuti. Soprattutto, chi abbia voglia di essere ritratto (o di regalare il ritratto a qualcuno) mi contatti al più presto!
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